All’inizio del 1900 rappresentava ancora praticamente l’unica fonte di cibo e quindi di salvezza per questi pastori, come raccontato nel libro “Usi e costumi della campagna romana” di Ercole Metalli, dove viene raccontata la tecnica di produzione di questo formaggio, e l’abbinamento ad un po’ di pane come cibo.
La Ricotta Romana è costituita dal siero di latte intero di pecora delle razze più diffuse in questa zona, quali per esempio la Sarda, la Comisana, la Sopravvissana, la Massese e i relativi incroci.
La Ricotta si presenta con una pasta bianca a struttura grumosa, il sapore è dolciastro e la distingue da ogni altro tipo di ricotta. La colorazione è giallo pallido e la pezzatura raggiunge i 2 Kg.
La Ricotta Romana può ovviamente essere consumata da sola ma è molto usata anche come ingrediente di piatti tradizionali laziali. Gli esperti consigliano come abbinamento un vino con bouquet fruttato, morbido e leggero di struttura.
L’originalità del prodotto è assicurata dalla presenza del simbolo grafico comunitario, della designazione “Ricotta Romana“, che deve essere apposta con caratteri significativamente maggiori, chiari ed indelebili, nettamente distinti da ogni altra scritta ed essere seguita dalla menzione denominazione origine protetta (D.O.P.), il nome, la ragione sociale, l’indirizzo dell’azienda produttrice e confezionatrice.
Inoltre deve essere presente il logo caratteristico, che è un quadrato contenente le lettere R ed R di colori giallo e rossi, con una testa di ovino stilizzata all’interno.