Dopo la pubblicazione il mese scorso di una relazione preliminare sulle politiche per incoraggiare le start-up in Italia, il governo ha emanato un decreto attraverso il quale saranno introdotti incentivi fiscali.
Agevolazioni, accesso al credito semplificato (le start up potranno usufruire gratis e in modo semplificato del Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese) e un’apposita disciplina per i contratti di lavoro.
Per la prima volta in Italia, il decreto prevede una definizione giuridica di una start-up aziendale. Esse sono definiti come quelle imprese che non sono quotate in una borsa, soggetto a tassazione in Italia, e, soprattutto, hanno come obiettivo lo sviluppo di prodotti e/o servizi tecnologici innovativi. Tuttavia, è stato sottolineato che la start-up può essere presente in vari settori, non solo nei settori ad alta tecnologia, ma anche in tutti in quelli produttivi.
Inoltre, tale società deve soddisfare almeno uno dei seguenti criteri: sostenere spese in ricerca e sviluppo in misura pari o superiore al 30% del maggiore tra il costo e il valore della produzione; impiegare personale altamente qualificato per almeno un terzo della propria forza lavoro; essere titolare o licenziataria di una privativa industriale connessa alla propria attività.
In realtà, si è convenuto che per i tre anni fiscali da 2013 fino al 2015, sia per gli investitori individuali e aziendali in una start-up, è consentita una detrazione sull’Irpef pari al 19% dell’investimento in start-up.
Le spese di una start-saranno inoltre ridotte dall’imposte di bollo e dalle spese legate alla sua registrazione, mentre anche la quota annuale dovuta alla Camera di Commercio sarà abolita.