Dopo che è venuto a galla lo scandalo che coinvolgerebbe milioni di contribuenti, per un esborso richiesto al’Inps commisurato in circa 10 miliardi di euro, ecco la nuova circolare-salvagente dell’Istituto di previdenza.
Si è risolta per il meglio la situazione relativa ai contributi silenti e così i pensionati quindicenni potranno accedere alla pensione con 15 anni di anzianità e non 20. La parola fine è stata messa dalla circolare Inps n. 16/2013, che risolve il problema in maniera definitiva.
Quindi per i soggetti con un’anzianità contributiva pari a 15 anni al 31 dicembre 1992 è stata introdotta una deroga all’accesso alla pensione, e invece di 20 anni essi potranno andare in pensione con 5 anni in meno.
Ricordiamo che è stato il decreto legislativo n. 503 del 1992 ad aumentare dal 1° gennaio 1993 il requisito contributivo minimo da 15 anni a 20 anni per avere diritto alla pensione di vecchiaia, mentre l’articolo 2, comma 3, dello stesso decreto d.lgs. n. 503 del 1992, ha individuato particolari categorie di lavoratori dipendenti ed autonomi che possono accedere alla pensione di vecchiaia con un’anzianità contributiva minima di 15 anni anziché 20.
Così, dopo che anche gli esodati hanno ottenuto la pensione, questa novità positiva riguarda i lavoratori che al 31 dicembre 1992 hanno maturato i requisiti di assicurazione e di contribuzione previsti dalla normativa previgente; quei lavoratori ammessi alla prosecuzione volontaria prima del 31 dicembre 1992; i lavoratori dipendenti che possono far valere un’anzianità assicurativa di almeno 25 anni; ed infine i dipendenti che possono far valere al 31 dicembre 1992 un periodo di assicurazione e di contribuzione inferiore ai 15 anni previsti dalla previgente normativa.
Le sedi devono ora definire le domande di pensione di vecchiaia in corso, chiedere la cessazione della materia del contendere per le azioni giudiziarie in corso e definire positivamente le domande di pensione ed infine riesaminare tutte le domande già respinte.