Il mondo dello sport italiano piange Pietro Mennea, una morte avvenuta nella mattinata di oggi in una clinica romana, dove era ricoverato da un po’ di tempo per un male incurabile.
Appena 61enne Pietro Menna ha dovuto arrendersi, un campione, ma soprattutto un grande uomo che nella vita ha sempre lottato per i sani principi dello sport, quelli che lo hanno reso uno dei più grandi campioni del mondo dell’atletica. Subito appresa la notizia della morte Pietro Mennea, il presidente del Coni Giovanni Malagò ha fatto rientro a Roma per allestire la camera ardente per oggi pomeriggio nella sede del Coni.
E’ doveroso fare un tributo ad un uomo che ha portato in alto i colori dell’Italia in tutto il mondo. Pietro Menna ha avuto una grandissima carriera, è stato oro olimpico nei 200 metri delle Olimpiadi di Mosca del 1980, ex primatista del mondo con i suoi 19”72 a Città del Messico nel 1979, un record che è stato infranto solo nel 1986 da Micahel Johnson. Pietro Mennea è stato inoltre primatista del mondo dei 200 metri dal 1979 al 1996. La morte Pietro Menna lascia un vuoto incredibile nello sport italiano e non solo, uno sportivo che tra l’altro è stato capace di conseguire diverse lauree in scienze politiche, giurisprudenza, scienze dell’educazione e motorie. Un uomo quindi dalle mille risorse, un vero patrimonio per il nostro Paese.
Ne aveva fatta di strada dalla sua Barletta quando, appena quindicenne sfidava le varie auto in corsa, dimostrando di avere un grandissimo talento. L’obiettivo principale di Pietro Mennea è stato sempre quello di portare in alto i valori puri e sinceri dello sport, combattendo assiduatemente contro il doping che ormai ha preso il sopravvento su moltissime discipline sportive, una vera sconfitta per un uomo che ha sempre messo al primo posto la purezza dello sport.