Importante novità in tema di licenziamento di colf, badanti e baby sitter che in Italia sono più di 1 milione. Dopo aver approfondito il tema dei contributi per colf e badanti, in questo articolo parleremo della legge 92 del 2012, la cosiddetta riforma Fornero, che impone con l’avvento dell’Aspi il pagamento di un’indennità in caso di interruzione del rapporto di lavoro, salvo il caso in cui sia il lavoratore stesso a dimettersi . Questa indennità può arrivare anche a 1.450 euro, cifra che entrerà nelle casse dell’Inps; una decisione che può aumentare il lavoro nero.
Le indennità di disoccupazione Aspi e mini Aspi andranno a sostituire le precedenti compensazioni e la legge Fornero ha imposto che in caso di licenziamento, il datore di lavoro deve versare 483,80 euro ogni dodici mesi di anzianità lavorativa presso, con un massimo di tre annualità, a prescindere dalla natura o dalla causa del licenziamento. Il contributo è obbligatorio in tutti i casi di interruzione del rapporto lavorativo a tempo indeterminato successivo al 1 gennaio 2013,
L’Associazione Sindacale Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico (Assindatcolf) ha dichiarato che la normativa è “una limitazione alla libertà del datore di lavoro domestico di risolvere il rapporto in qualsiasi momento ed un onere economico eccessivo”, per queste ragioni, ha aggiunto, “ci attiveremo presso le competenti sedi al fine di richiedere per il lavoro domestico l’eliminazione del contributo di licenziamento, o quanto meno la sua correzione”.
Ma in caso di licenziamento della colf o della badante la somma è di 1451,30 euro, una cifra sicuramente notevole, che pesa (e molto) sulle pensioni degli anziani italiani. L’Inps per ora non ha fornito indicazioni sulle modalità di versamento, lo stesso Istituto lo ha precisato nella circolare 140 del 2012.