L’Imposta Regionale sulle Attività Produttive, nota anche come Irap, è stata istituita con il decreto legislativo 15 dicembre 1997 n.446 e colpisce il valore della produzione netto delle imprese, vale a dire il reddito prodotto al lordo dei costi per il personale e degli oneri e dei proventi di natura finanziaria.
Il governo ha deciso ora di tendere una mano verso i professionisti e le imprese di piccole dimensioni, tagliando il versamento dell’Irap, l’imposta considerata più pesante dagli interessati, provando a chiarire chi deve pagare l’imposta e chi può non versarla.
La commissione Finanze della Camera ha approvato nella giornata di venerdì la delega fiscale che potrebbe aprire la strada a una possibile revisione dell’imposta regionale.
L’Irap permette però allo Stato e alle Regioni di intascarsi ogni anno circa 30-35 miliardi che finanziano gran parte della spesa sanitaria nazionale, quindi un suo ritocco al ribasso non sarà sicuramente facile.
Dall’altro lato l’esigenza di apportare modifiche all’Irap, che grava sul costo del lavoro, sugli interessi passivi e sull’utile, non si può più rinviare, visto che la pressione fiscale è al 55% tolto il sommerso mentre la tassazione del reddito d’impresa arriva fino al 68%.
Pierfrancesco Pacini, presidente di Confindustria Toscana ha addirittura dichiarato che “l’Irap andrebbe addirittura abolita”, aggiungendo che sussiste la necessità di risparmiare sulla spesa pubblica per poter soddisfare i bisogni della Regione, ottimizzando certe strutture, agenzie e finanziarie regionali.
Per non pagare l’Irap bisogna possedere tre requisiti: non si deve essere responsabili di una struttura organizzativa; non si devono avere dipendenti o collaboratori fissi, e non si devono utilizzare beni strumentali oltre ai minimi necessari.