La Riforma del lavoro del ministro Elsa Fornero ha introdotto molte novità rispetto alla legge precedente, ponendo particolare attenzione al lavoro a tempo indeterminato e alla tutela dei giovani e dei precari.
Per quanto riguarda il pensionamento, la riforma ha vissuto momenti critici che hanno comportato un blocco delle pensioni, dando origine alla categoria dei cosiddetti esodati, vale a dire coloro che pur avendo maturato i requisiti per la pensione, non ne hanno diritto.
Tornando a parlare di giovani, si è deciso che l’apprendistato deve essere la modalità prevalente per l’introduzione di questa categoria nel mondo del lavoro. I contratti dovranno durare almeno 6 mesi.
Al termine dell’apprendistato, in mancanza di disdetta da parte di una delle parti, il contratto si trasforma automaticamente a tempo indeterminato. Non è possibile tuttavia recedere dal contratto di apprendistato prima della scadenza a meno che non sussista una giusta causa.
Parliamo ora di contratti a tempo indeterminato: è prevista ora la durata massima di un anno per i contratti a tempo determinato, appunto per scoraggiare questa pratica da parte del datore di lavoro.
Tra un contratto a tempo determinato e uno a tempo indeterminato devono passare almeno 60 giorni se di durata inferiore a sei mesi ovvero 90 giorni se superiore. Un azienda poi non potrà proporre al lavoratore dei contratti a tempo determinato più di tre anni.
A pari passo con i contratti a tempo determinato, anche quelli a progetto vengono limitati poiché il progetto deve essere collegato a un risultato finale e non deve limitarsi a compiti ripetitivi. In caso di mancanza di un vero e proprio progetto determina, si determina la costituzione di un rapporto lavorativo a tempo indeterminato.