Tutti ma proprio tutti hanno detto la loro sul Charlie Hebdo coniando in questa settimana tantissimi hashtag collegati al famoso #JeSuisCharlie. È intervenuto sull’argomento anche il Papa ma lo ha fatto in modo non convenzionale, probabilmente dicendo delle cose un po’ forti lontane dal “porgi l’altra guancia” e molto vicine alla legge del taglione. Cosa ha detto nello specifico Papa Francesco?
Il Papa è lontano dalla Francia, fisicamente, visto che ha intrapreso un viaggio nelle Filippine e proprio sull’aereo si è sentito in dovere di dare un parere su quello che è accaduto al Charlie Hebdo. Il suo intervento, a braccio, rivolto ai giornalisti presenti sull’aereo, è stato quanto di più lontano si potesse pensare dall’insegnamento evangelico riassunto nel “porgi l’altra guancia”.
Dal capo della Chiesa e in particolare da questo Papa considerato da molti simpatico, popolare e alla mano, rassicurante e buono, ci si aspettava una condanna esplicita del terrorismo e ci si aspettava anche un diniego totale di ogni forma di violenza, qualcosa sulla libertà di espressione e sull’ecumenismo che ha contraddistinto i pontificati precedenti al suo da 30 anni a questa parte. E invece Papa Francesco ha detto che è vero che la religione non può mai uccidere e non bisogna farlo nel nome di Dio, poi però ha aggiunto:
“Ma non si può provocare, non si può prendere in giro la religione di un altro. Non va bene.”
È stato a quel punto che un cronista francese gli ha chiesto allora fino a che punto si potesse arrivare in nome della libertà di espressione. Il Papa ha usato una “parabola” – mettiamola così – ha fatto un esempio mettendosi nei panni del tipo uomo cui si può dire tutto tranne che sulla propria madre:
“ma se il dottor Gasbarri, mio grande amico, mi dice una parolaccia contro la mia mamma, gli spetta un pugno: è normale“.
Specificando poi oltre che la libertà di espressione è un diritto ma è anche un dovere che impone di non giocatollizzare la religione degli altri. Ha ribadito che non si reagisce con la violenza, ma ormai la storia del pugno e della normalità di questo genere di risposta, aveva già fatto il giro del mondo e non è servito a niente parlare del disagio umano degli attentatori suicidi.