In Italia è molto difficile fare impresa e per avviarne una le spese notarili sono il 70 per cento dei costi totali. Uno sproposito. Fabrizio Barca, ministro della Coesione l’ha definita «tassa da rentier», che caricano di costi le imprese, accaparrandosi buona parte dei miglioramenti compiuti dal Governo per facilitare e alleggerire le procedure di avvio di una attività.
Secondo il rapporto della Banca mondiale, l’Italia è al 73° posto al mondo per facilità di fare impresa e gli oneri fiscali sono il 68,3 per cento dei profitti. Sempre Barca ha lamentato che a fronte di questi costi elevati corrisponde spesse volte una mancata competizione nel settore, anche tra le città. Attualmente i notai sono 4.700 in tutta Italia e i clienti hanno poca scelta, anche se un decreto legge ha stabilito che entro dicembre ne verranno nominati altri 500, mentre a dicembre 2013 e 2014 verranno banditi dei concorsi per la nomina di altri 1.000 notai.
L’unico indicatore in cui l’Italia supera le concorrenti europee, è il trasferimento di proprietà immobiliare, con tre procedure, 24 giorni e un costo del 4,5 per cento del valore della proprietà, rispetto a 5 procedure, 28 giorni e 4,6 per cento della media europea. Negli altri quattro indicatori, l’Italia è indietro.
In particolare, oltre il 72 per cento dei costi sono rappresentati dalle spese notarili. Pronta la risposta della categoria, con Eliana Morandi, notaio di Rovereto, che parla di «dati totalmente inesatti» e afferma che «i costi notarili per Srl e Srl semplificate ammontano al 10 per cento del totale».
In teoria i notai dovrebbero negoziare con i propri clienti le tariffe prima del conferimento dell’incarico, mentre in realtà a causa della mancanza delle normative di attuazione continuano a determinare le proprie tariffe in base a parametri stabiliti nel 2011.