Definito dal legislatore come un contratto di lavoro a tempo indeterminato finalizzato alla formazione ed all’occupazione dei giovani, l’apprendistato è un contratto a causa mista, nel quale cioè accanto alla causa di scambio (lavoro verso retribuzione) tipica del contratto di lavoro subordinato si pone la finalità formativa.
Non si apprestano a scendere i dati relativi alla perdita dei posti di lavoro e le imprese dell’industria e dei servizi entro marzo prevedono di lasciare a casa altri 80.200 lavoratori, in base ai dati forniti da Excelsior.
Ma soprattutto non decolla il contratto di apprendistato, nonostante gli sgravi fiscali per i datori di lavoro, con appena 8.800 nuovi rapporti di lavoro firmati, pari solo al 3,9 per cento dei 225mila flussi complessivi di personale programmati da gennaio a marzo. Insomma, gli imprenditori preferiscono ancora utilizzare la formula del primo contratto a tempo determinato, mentre le industri puntano molto sugli interinali: quasi 23mila infatti i posti di lavoro interinale in più nelle imprese.
Secondo Unioncamere, degli oltre 80mila posti di lavoro che l’Italia perderà da qui a marzo, oltre 50 mila fanno parte del settore dei servizi, soprattutto del turismo (37mila le posizioni in meno). A soffrire di più sarà ancora una volta il Sud Italia, che avrà 24mila lavoratori in meno seguito, dal Centro, dal Nord-Est e Nord-Ovest, con saldi negativi che si attestano intorno alle 18-19mila unità, e il numero di disocuppati tocca il record negativo dal 1992, per un totale di 2 milioni e 774 mila calcolato a settembre, il numero più alto da gennaio 2004 e dall’avvio di quelle trimestrali, ovvero dal quarto trimestre del 1992.
Delle 137mila assunzioni previste nel primo trimestre 2013, solo il 28 per cento è destinato a giovani fino a 29 anni e rispetto alle previsioni effettuate nel primo trimestre 2012, le assunzioni destinate a giovani di meno di 30 anni sono in evidente riduzione: all’inizio dello scorso anno i giovani rappresentavano oltre un terzo delle assunzioni programmate.