I buoni lavoro, conosciuti anche come voucher Inps, hanno subito delle novità in seguito alla riforma del lavoro 2012. I buoni lavoro rappresentano un sistema di pagamento che i datori di lavoro possono utilizzare per pagare prestazioni di lavoro accessorio, cioè quei lavori svolti al di fuori di un normale contratto di lavoro.
Questi voucher erano stati concepiti diversi anni fa per regolarizzare quei rapporti di lavoro che normalmente venivano svolti in nero, principalmente lavori agricoli, o di giardinaggio. Ad esempio chi aveva bisogno di manodopera per la vendemmia, si rivolgeva a lavoratori occasionali i quali erano regolarizzati da questi buoni da 10 euro lordi (il lavoratore poteva convertirli in contanti con 7,50 euro netti; i restanti 2,50 andavano all’Inps e all’Inail). I datori di lavoro erano così coperti da eventuali controlli ispettivi.
I buoni lavoro sono ora limitati a 5 mila euro all’anno per ogni singolo lavoratore. Le attività possano essere svolte e retribuite con questi voucher da qualsiasi soggetto, disoccupato, inoccupato, lavoratore autonomo o subordinato, full-time o part-time, pensionato, studente.
Fa eccezione il settore agricolo, dove il lavoro occasionale accessorio è ammesso per aziende con volume d’affari superiore a 7.000 euro per pensionati e giovani con meno di venticinque anni d’età.
I voucher Inps possono essere acquistati presso gli uffici postali, dove sono in vendita buoni da 10, 20 e 50 euro, in carnet da 25. Il limite giornaliero di acquisto non può superare la somma di 5.000 euro lordi. I buoni lavoro devono essere acquistati dal committente. La vendita dei voucher è possibile anche presso le sedi Inps, la rete dei tabaccai aderenti alla Fit e nelle Banche Popolari aderenti.
I buoni lavoro possono essere poi riscossi dal secondo giorno dopo il termine del lavoro accessorio. Il lavoratore dovrà presentarsi con codice fiscale e carta d’indentità.