Il sisma ha distrutto oltre l’85 per cento delle case della città di Jiegu, popolata principalmente, come tutta la regione, da membri di etnia tibetana. La zona, che si trova ad un’altezza media di 4.000 metri, è di difficile accesso e gli aiuti sono cominciati ad arrivare solo ad inizio settimana.
Alle 10 di questa mattina, le 4 ora italiana, la Cina si è fermata per tre minuti di silenzio: a Xining, capoluogo della provincia di Qinghai, migliaia di persone si sono ritrovate sotto la neve, immobili, con il capo chino, mentre risuonavano le sirene. Oltre mille rappresentanti dei diversi gruppi etnici della prefettura autonoma di Yushu, quella più colpita, si sono riuniti a Gyegu, indossando fiori di carta bianca, simbolo di lutto.
La circolazione è stata interrotta nel centro di Pechino, la televisione nazionale ha dedicato tutti i programmi del mattino alla copertura del lutto.
Bandiere a mezz’asta, quotidiani in bianco e nero, teatri, cinema e sale di spettacolo chiusi per l’intera giornata. Alcune attività legate all’Esposizione Universale di Shanghai sono state annullate e gli incontri di calcio rinviati: tutti si stringono intorno a coloro che nel terremoto hanno perso tutto.
Antonella Gullotti