Le origini di questa porcellana risalgono al 1743 quando re Carlo di Borbone e sua moglie Maria Amalia di Sassonia fondano la Real Fabbrica di Capodimonte all’interno della Reggia di Capodimonte, divenuta oggi sede del celebre Museo di Capodimonte.
Carlo di Borbone, tuttavia, divenuto re di Spagna decide di trasferire lì la fabbrica di porcellana fino a quando, nel 1773, suo figlio Ferdinando IV succede al trono e decide di riportare la fabbrica a Napoli, dapprima nella Villa Reale di Portici e poi presso Palazzo Reale, chiamando a lavorare in questa fabbrica tutti gli artisti italiani più bravi.
La particolarità di questa ceramica deriva dal fatto che nel sud Italia mancava uno dei componenti principali per la realizzazione della ceramica, il caolino. Il risultato, quindi, è un impasto in cui l’assenza di questo elemento è compensata da alcune argille che conferiscono all’impasto un colore bianco latte e una consistenza che si ritira del 20% durante la fase della cottura, circostanza che contribuisce a conferire a queste porcellane il loro aspetto tipico.
La prima fase della lavorazione prevede la creazione di un modello di gesso che viene realizzato scolpendo a mano un blocco di gesso nel quale verrà riversato l’impasto liquido. In alcuni casi, tuttavia, come ad esempio nel caso di una composizione floreale, l’artista plasma a mano i particolari dell’oggetto, in questo caso i petali e le foglie dei fiori.
Alla lavorazione segue la fase della cottura, che ha una durata che oscilla tra le 8 e le 12 ore, quella della decorazione e, infine, una seconda cottura più breve che serve a fissare bene i colori utilizzati per la decorazione.