La fontana posta sul lato sinistro, guardando la piazza da via Alessandro Paternostro, quasi del tutto distrutta durante i bombardamenti del ’43 e di cui rimane solo la vasca in marmo, ha avuto la peggio. Basta salire il gradino, anche questo malridotto, e dare una sbirciata all’interno della vasca, per vedere l’uso a cui è stata destinata. Tra le macchie lasciate dalle bibite lungo le pareti, ci sono rifiuti di plastica di ogni dimensione: una cassetta di plastica di colore giallo, una bottiglia d’acqua vuota, piatti accatastati con tanto di rimasugli del pasto consumato e tovaglioli accartocciati, bicchieri e tappi. Infine, dalla plastica si passa al legno: a completare l’elenco dei rifiuti contenuti nella vasca ci sono due manici di scopa.
Il tutto si consuma davanti agli occhi dei turisti, nell’area videosorvegliata, dove neppure la presenza dei carabinieri, che fanno la scorta al titolare dell’Antica focacceria, uno dei primi imprenditori in città a ribellarsi al pagamento del pizzo, riesce a scoraggiare chi ha trasformato la fontana in ricettacolo di rifiuti.
Una sorte diversa è toccata all’altra fontana, quella posta sul lato destro, seppure con qualche lesione lungo la vasca e con una delle due canne non funzionanti. Tuttavia, anche qui, c’è qualche segno lasciato dai frequentatori: al suo interno si trova una bottiglia di plastica. Recupero o no, basterebbe poco per salvaguardarle: almeno una pulitina ogni tanto e qualche passo in più da parte dei frequentatori della piazza. Poco più avanti, infatti, sulla destra, lungo via Paternostro, all’altezza di via Parlamento, c’è un cassonetto per buttare i rifiuti.
Serena Marotta