L’unica forma d’arte presente in piazza
Garraffello,oggi, sembra essere il murales disegnato su alcune palazzine fatiscenti. Sì, perché, la piccola fontana cinquecentesca è dimenticata e nascosta dalle numerose auto parcheggiate. Lì, al centro della piazza, nel cuore della
Vucciria, a
Palermo. Così, si assiste alla sua agonia, mentre continua a versare l’acqua dalle canne di bronzo con il suo getto scarso, che non segue più un orientamento preciso. Da anni si parla del recupero di quello che un tempo era il quartiere della “Loggia”, dove i mercanti genovesi, catalani e pisani trattavano i loro affari e il quartiere era un vero centro commerciale. Oggi in piazza c’è solo il degrado e i cumuli di rifiuti in ogni angolo, persino dentro la fontana. Cartacce e bicchieri di plastica all’interno, lattine, riviste e bicchieri sulla pavimentazione ormai danneggiata in più parti. Fu costruita nel 1591 da
Vincenzo Gagini (ultimo figlio del celebre Antonello).
La fontana è dominata dalla grande targa marmorea con l’iscrizione dettata da Antonio Veneziano, ormai sbiadita, e con le tre colonne che la sorreggono ricoperte da macchie di umidità. Dal 1754 fu trasferita dalla vicina Loggia dei Genovesi all’attuale piazza: qui comincia il suo destino avverso. A cominciare dalla pigna sull’urna.
In passato, infatti, i commercianti avevano l’abitudine di legare attorno alla pigna le funi che servivano a trattenere i tendoni usati per coprire le bancarelle. Un’abitudine che portò alla rottura della parte superiore dell’urna, compresa la pigna, che si frantumò. Questo accadeva 30 anni fa.
Dopo il restauro, oggi l’urna e la pigna sono le parti meno danneggiate della fontana. Gli usi sono infatti cambiati con gli anni a seconda della necessità. Ecco allora la fontana trasformata in macello clandestino, in lavanderia di tappeti e indumenti, infine in discarica. Povera fontana dimenticata…
Serena Marotta