Il colore del marmo delle due sculture fa ormai da sfondo allo strato di polveri prodotte dallo smog delle numerose auto che ogni giorno attraversano corso Calatafimi, a Palermo. Protetta dalla ringhiera, all’interno dell’esedra attaccata all’Educandato Maria Adelaide, oggi si presenta così la fontana dei due dragoni, progettata da Mariano Smiriglio e scolpita da Nunzio La Mattina, nel 1630.
I due mostri, accovacciati su delle basi rettangolari, continuano a versare l’acqua dalla bocca nella grande vasca circolare – in alcune parti ormai sbreccata e anche questa annerita dallo smog – con al centro una pigna. A fare da cornice alla fontana, ci sono otto alberi. Sulla sinistra, guardando la fontana dando le spalle all’Albergo delle Povere, che si trova di fronte, la pavimentazione è dissestata: un’intera porzione è smantellata e al posto dei mattoni si vede l’erbetta che è cresciuta spontanea nel terriccio. La stessa cosa, si ripropone nell’angolo posteriore sinistro, dove alcuni mattoni scrostati restano accatastati per terra e tra gli alberi.
Forse dimenticata fuori dalle mura della città, questa fontana è l’unica sopravvissuta delle cinque che adornavano lo stradone di Mezzo Monreale. Così si chiamava la strada voluta dal viceré Marcantonio Colonna per collegare la città a Monreale, poi ultimata dal pretore Aleramo del Carretto, conte di Gagliano, nel 1595.
Serena Marotta
I due mostri, accovacciati su delle basi rettangolari, continuano a versare l’acqua dalla bocca nella grande vasca circolare – in alcune parti ormai sbreccata e anche questa annerita dallo smog – con al centro una pigna. A fare da cornice alla fontana, ci sono otto alberi. Sulla sinistra, guardando la fontana dando le spalle all’Albergo delle Povere, che si trova di fronte, la pavimentazione è dissestata: un’intera porzione è smantellata e al posto dei mattoni si vede l’erbetta che è cresciuta spontanea nel terriccio. La stessa cosa, si ripropone nell’angolo posteriore sinistro, dove alcuni mattoni scrostati restano accatastati per terra e tra gli alberi.
Forse dimenticata fuori dalle mura della città, questa fontana è l’unica sopravvissuta delle cinque che adornavano lo stradone di Mezzo Monreale. Così si chiamava la strada voluta dal viceré Marcantonio Colonna per collegare la città a Monreale, poi ultimata dal pretore Aleramo del Carretto, conte di Gagliano, nel 1595.
Serena Marotta