L’edicola fu fatta costruire nel 1587, insieme ad una piccola chiesetta, dal pretore Andrea Salazar, in segno di riconoscenza e per “proteggere” le acque della sorgente dell’Averinga, che confluivano nella cisterna posta all’interno dell’edificio. Da qui defluivano per alimentare case e fontane storiche della città, come quella del Garraffo, della Ninfa e della Guilla. Poi trasformata in stalla nel 1926 da Zavitteri, allora proprietario dell’edificio.
Proprio da Zavitteri lo acquistò il bisnonno di Andrea Napoli: “È un lascito del nonno materno – racconta. Sino a dieci anni fa, se ne occupava mio padre. Lui aveva la passione per i cavalli da corsa, che teneva lì, nella stalla, dove noi figli – tre maschi e due femmine – siamo cresciuti. Da quando lui non c’è più, nessuno della famiglia ha avuto la forza di entrarci. Così per due anni, circa otto anni fa – aggiunge – lo abbiamo messo a disposizione degli alunni della scuola media annessa all’Istituto d’Arte per il progetto del Comune “La scuola adotta un monumento”. Adesso sembra che l’Edicola dell’Averinga non interessi più a nessuno”.
Serena Marotta