LA “DOPPIA” AUTO CIVETTA
La parola “civetta” riferita alle auto delle forze dell’ordine, indica una vettura “borghese” dotata di accessori particolari (telecamere per riprendere ciò che avviene e per rilevare targhe, autovelox a bordo ecc).
La stessa parola però è usata anche nel gergo della malavita: l’auto “civetta” è quella guidata da chi ha il compito di “distrarre” le forze dell’ordine durante un’azione criminosa, una sorta di “palo mobile”, ma con un compito “kamikaze” in più.
Per esempio, durante un traffico di droga viene avvistato un posto di blocco sulla strada in cui passerà lo stupefacente: la vettura con il carico di droga è a rischio e, i criminali, hanno necessità di distrarre il posto di blocco. Ed ecco che interviene la civetta: spesso è un’automobile “malandata”, uno “scassone” che deve attirare l’attenzione della polizia. Se poi la “civetta” non viene fermata dal posto di blocco allora si ricorre all’estremo rimedio “kamikaze”: si crea un incidente nelle immediate vicinanze in modo da far intervenire per i soccorsi e i primi rilievi le forze dell’ordine già sul posto… Intanto il carico di droga è fermo all’autogrill, o magari in una piazzola di sosta, in attesa di acque calme.
Probabilmente questo è il motivo che spinge un uomo a investire due carabinieri che si sono appena qualificati dopo che lo stesso uomo li ha tamponati. E forse il fatto di non avere assicurazione e patente valida, potrebbe essere un ulteriore stratagemma per far perdere tempo, con controlli “aggiuntivi”, ai militari.
Ma potrebbe anche essere una persona anziana e pericolosa che, guidando con patente scaduta e senza assicurazione, dopo un incidente “involontario” ha pensato di tentare il “tutto per tutto” sperando di farla franca.
Sarà processato con rito “direttissimo” per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, e per omissione di soccorso; l’auto è stata sequestrata.
Paolo Maria Addabbo