“Gli ultimi giorni di Paolo Borsellino”

«Esiste una foto dove si vede un ufficiale dei carabinieri che si allontana da via d’Amelio pochi minuti dopo lo scoppio della bomba reggendo la borsa di Paolo Borsellino». Per un attimo rimango in silenzio. Ma poi torno alla carica. «E chi sarebbe questo carabiniere?». «Giovanni Arcangioli, nel ‘92 aveva il grado di capitano». È una parte del capitolo dedicato al mistero dell’agenda rossa di Borsellino – scomparsa subito dopo l’esplosione in via d’Amelio avvenuta il 19 luglio 1992 – del libro “Gli ultimi giorni di Paolo Borsellino”, dalla strage di Capaci a via d’Amelio (Aliberti editore, 16,50 euro), di Giorgio Bongiovanni e Lorenzo Baldo, direttore e vicedirettore del mensile “Antimafia Duemila”.
Gli autori focalizzano l’attenzione sugli ultimi 57 giorni della vita del magistrato antimafia e “abbiamo scoperto che c’è un filo rosso che lega tanti momenti della storia della mafia, dell’antimafia e dei loro protagonisti. Gente diversa e dinamiche opposte. Ma la strada che porta al martirio è uguale”. Così spiegano al “Fattoquotidiano.it” gli autori del libro.

“In quel momento il magistrato ha nelle mani la possibilità di trasformare la storia d’Italia – spiegano -. E’ lui il magistrato più famoso del mondo. Lo diventa, purtroppo, a seguito della morte di Giovanni Falcone. Impiega giorno e notte nel tentativo di vendicare la morte del suo amico fraterno. Indaga sui mandanti interni ed esterni”, dove “per interni intendiamo gli esponenti di Cosa Nostra. Gli esterni sono quelli che hanno dato l’input. Una struttura parallela a Cosa Nostra. Certamente, nei fatti, superiore: lo Stato”.
Serena Marotta

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