Le auto blu, per quanto possano sembrare ed essere importanti per la politica sono percepite dalle persone come uno spreco per l’amministrazione dello stato e per i cittadini in primo luogo. Sarà anche per questo che periodicamente, i politici, fanno della lotta alle auto blu fanno un cavallo di battaglia. Peccato che adesso qualche piccolo inghippo venga fuori.
Le auto blu dovevano essere sempre di meno ma si scopre che il numero delle vetture di servizio della pubblica amministrazione non scende affatto e il non intervento è legato alla burocrazia. Ma andiamoci piano. Negli ultimi anni il parco di vetture al servizio di ministeri e PA si è ristretto sensibilmente ma non si è ancora arrivati ai risultati che il governo sperava. Non nei tempi che ci si era prefissati.
Il premier Renzi, nel suo immenso ottimismo, aveva annunciato in primavera che ogni ministero avrebbe presto avuto a disposizione soltanto 5 auto blu. Dopo sei mesi dall’annuncio, invece, il le auto delle amministrazioni centrali non sono 93 come era nelle previsioni, ma sono ancora 11000.
I giornali hanno provato a ricostruire il percorso della legge dimostrando come la non riduzione del numero di auto blu si leghi ad una questione burocratica. Il decreto della Presidenza del Consiglio che ha disposto la riduzione delle auto blu, è poi passato nelle mani del Ministero dell’Economia che deve capire se i tagli previsti sono realmente proporzionati. Un altro passaggio c’è alla Corte dei Conti che da più di un mese cerca dei chiarimenti per vedere se l’operazione è fattibile.
C’è poi un altro elemento da considerare che riguarda i contratti d’acquisto o meglio di leasing di queste vetture che, se interrotti, potrebbero risultare molto più onerosi del taglio dell’auto blu.