Vittorio Arrigoni, attivista italiano dell’
International Solidarity Movement (un gruppo di volontari internazionali a sostegno della resistenza non-violenta contro l’occupazione militare di Israele) e corrispondente “free lance” nella striscia di Gaza, è morto: la scorsa notte lo ha trovato la polizia di Hamas, l’organizzazione islamista militare e politica al potere a Gaza dopo le elezioni del 2006, in un edificio a Gaza City. Sul suo collo i segni dello strangolamento o dell’ impiccagione, è ancora da chiarire il truce dettaglio:
ieri era stato rapito da un gruppo che si dichiarava appartenente alla “galassia” dei “salafiti”; con l’appellativo “salafita” si indicano una serie di gruppi fondamentalisti islamici vicini alle idee di Alquaeda: inseguono un concetto di “puro” di Islam e vedono lo “straniero” come un nemico da abbattere. Alcuni di questi gruppi avevano collaborato con Hamas: poi
nel 2007 entrano in contrasto e in concorrenza con l’attuale guida del paese per divergenze politiche e religiose. Per esempio, propugnano un’applicazione più estrema rispetto ad Hamas della “Shari’ a”, la “Legge di Dio”.
A nutrire antipatie verso il cooperante volontario non c’erano solo i fondamentalisti islamici che lo accusavano di diffondere i “valori occidentali”: anche l’estrema destra filoisraeliana lo teneva “sotto tiro” e un sito americano, specializzato in dossier per esercito e spie israeliani, aveva diffuso un dossier in cui lo bollava come fiancheggiatore di Hamas. Ma Arrigoni si è schierato contro Hamas: ha denunciato sulla stampa e sul suo blog (“guerrilla radio”) le violazioni dei diritti umani commesse anche da questi ultimi.
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