Libia
Il deposito di diesel di Ras Lanuf è in fiamme e il fumo avvolge la città, dove non c’è più traccia degli insorti. Proiettili e bossoli, segni della durissima battaglia, si trovano ovunque nelle strade del centro petrolifero a ovest di Bengasi, ormai completamente nella mani delle forze pro-Gheddafi, mentre continuano a sfrecciare i caccia di Gheddafi lungo il percorso da Sirte a Ras Lanuf.
Libia, bombe sulle raffinerie
Tre jet privati di Muammar Gheddafi sono partiti dalla Libia. Secondo “al Jazeera”, uno è atterrato al Cairo, mentre gli altri due sarebbero stati individuati nei cieli di Svizzera e Italia e che i due velivoli sarebbero controllati dalla Nato. Altre fonti riferiscono che i due jet hanno fatto scalo in Italia, uno a Roma e l’altro a Milano Linate, diretti a Bruxelles. Notizia che è stata smentita dal governo italiano e dall’Ata.
Libia, stop della Nato a Gheddafi
Tank, bombe, sangue. Dopo Zawiyra, Gheddafi si prende Misurata, dove ieri ci sono stati almeno 18 morti, e avanza verso Est. Stamattina ci sono stati nuovi raid aerei da parte del regime libico a Ran Lanuf, almeno 12 i morti e una cinquantina i feriti, dove gli insorti hanno tentato di rispondere con una contraerea.
Libia: battaglia a Zawyia
Continua la guerra civile in Libia. Stamattina, i carri armati degli uomini di Gheddafi sono entrati in piazza, a Zawyia, situata a 40 chilometri a ovest da Tripoli, e hanno aperto il fuoco sulla gente. Il bilancio, secondo fonti sanitarie locali, è di almeno sette morti e decine di feriti.
Gheddafi: “Combatteremo fino all’ultimo uomo”
Gheddafi riappare in tv per il suo terzo discorso ufficiale: “Il futuro della Libia è nelle mani del popolo, combatteremo fino all’ultimo uomo e donna – dichiara -. Ci saranno migliaia di morti se ci sarà un intervento militare degli Usa o della Nato”.
Gheddafi: “Forse gli Usa vogliono occuparci”
“Forse gli Usa vogliono occuparci”. Lo ha detto Muammar Gheddafi in un’intervista alla Bbc a Tripoli. Poi il colonnello libico ha parlato del presidente Usa Barack Obama: “È una brava persona ma è stato probabilmente disinformato. Le dichiarazioni che gli sono state attribuite forse sono state fatte da qualcun altro… L’America non è la polizia internazionale del mondo”.
Battaglia a Tripoli
È l’undicesimo giorno di rivolta in Libia, e sulle strade si continua a spargere sangue. Secondo le dichiarazioni ufficiali, sarebbero 300 le vittime, mentre altre fonti parlano di oltre diecimila morti. Alcuni testimoni fanno sapere che ci sono state altre vittime oggi, in diversi quartieri della capitale: le forze dell’ordine libiche hanno sparato sui manifestanti alla fine della preghiera del venerdì. Attraverso un messaggio pubblicato su Twitter, un inviato della Cnn in Libia scrive che è in corso una battaglia sanguinosa nel mercato del venerdì a Tripoli: “Si spara a casaccio” e precisa che, secondo fonti mediche, nei diversi scontri in Libia ci sarebbero 17 morti tra i manifestanti.
Libia, ancora bombe sui manifestanti
I caccia dell’aviazione continuano a bombardare i manifestanti scesi in piazza contro il regime e a spargere sangue sulle strade di Tripoli e delle altre città libiche. Secondo la tv satellitare Al Jazeera, i morti – solo a Tripoli ieri – sarebbero più di 1000.
Motopesca Ariete, ascoltati i militari
Sono stati sentiti ieri dai magistrati della Procura di Agrigento i sei militari della Guardia di Finanza – che si trovavano a bordo della motovedetta libica come osservatori – durante la sparatoria contro il peschereccio “Ariete”, avvenuta il 12 settembre scorso a circa 30 miglia dalle coste libiche, all’interno del Golfo della Sirte. Una zona che Gheddafi continua a considerare di propria competenza.
Peschereccio mitragliato, pm: “Tentato omicidio”
È rientrata stamattina a Lampedusa “L’Ariete”, il motopeschereccio di Mazara del Vallo, che ieri è stato attaccato da una nave libica: nessun ferito tra gli uomini dell’equipaggio. Intanto la Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta contro ignoti per tentato omicidio plurimo aggravato e danneggiamento di navi.