Insorti a Gheddafi: tre giorni di tempo per andartene

Mustapha Abdeljalil (in foto) , ex ministro della giustizia e attuale vertice del governo provvisorio dei ribelli libici, ha dato un ultimatum a Gheddafi, dopo le notizie e le smentite su trattative per la resa: se il “colonnello” andrà in esilio nelle prossime 72 ore sarà evitato il processo per i suoi crimini. La decisione è maturata per “evitare ulteriori spargimenti di sangue”, infatti inizialmente i ribelli non avevano accettato nessun margine di mediazione.

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Smentita ritirata di Gheddafi

Nelle ultime ore della giornata di ieri “Al jazeera”, insieme ad altri quotidiani arabi, diffondeva una notizia: Gheddafi sarebbe stato sul punto di voler trattare la sua resa con i ribelli tramite un “Consiglio Generale del Popolo”, un organo simile al parlamento nella dittatura libica, spacciata per una “Repubblica socialista popolare”. Sarebbe andato in esilio garantendo salvezza ai suoi familiari e avrebbe preteso di ottenere anche garanzie politiche. L’emittente panaraba ha poi fornito indicazioni sulla fonte della notizia, che inizialmente spiegava essere imprecisata: il colonnello avrebbe inviato un suo emissario agli insorti.

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Libia, stop della Nato a Gheddafi

(Adnkronos)

Tank, bombe, sangue. Dopo Zawiyra, Gheddafi si prende Misurata, dove ieri ci sono stati almeno 18 morti, e avanza verso Est. Stamattina ci sono stati nuovi raid aerei da parte del regime libico a Ran Lanuf, almeno 12 i morti e una cinquantina i feriti, dove gli insorti hanno tentato di rispondere con una contraerea.

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Libia: battaglia a Zawyia

(Ansa)

Continua la guerra civile in Libia. Stamattina, i carri armati degli uomini di Gheddafi sono entrati in piazza, a Zawyia, situata a 40 chilometri a ovest da Tripoli, e hanno aperto il fuoco sulla gente. Il bilancio, secondo fonti sanitarie locali, è di almeno sette morti e decine di feriti.

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Libia: bombe su Brega, scontri a Tripoli

(Ansa)

Bombe su Brega, proteste e scontri a Tripoli tra oppositori e sostenitori di Muammar Gheddafi. Secondo varie fonti, stamattina, gli aerei militari hanno bombardato Brega e Ajdabiyah all’est e Misurata all’ovest, città controllate dai ribelli. Si combatte anche nella città di Zawiyah. Il bilancio, secondo Al Jazeera, è di almeno 50 morti e 200 feriti. La televisione libica ha annunciato che Zawiyah è stata ripresa dai sostenitori del colonnello Muammar Gheddafi.

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Alpino ucciso in Afghanistan

(TMNews)

Un militare italiano, il tenente Massimo Ranzani, è morto e altri quattro sono rimasti feriti. Secondo fonti sanitarie, i quattro soldati del contingente italiano non sono in pericolo di vita. I militari italiani, del quinto Reggimento Alpini con sede a Vipiteno, in provincia di Bolzano, erano a bordo di un veicolo blindato Lince, che è saltato su un ordigno improvvisato.

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Gheddafi: “Forse gli Usa vogliono occuparci”

(Ansa)

“Forse gli Usa vogliono occuparci”. Lo ha detto Muammar Gheddafi in un’intervista alla Bbc a Tripoli. Poi il colonnello libico ha parlato del presidente Usa Barack Obama: “È una brava persona ma è stato probabilmente disinformato. Le dichiarazioni che gli sono state attribuite forse sono state fatte da qualcun altro… L’America non è la polizia internazionale del mondo”.

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Battaglia a Tripoli

(Ansa)

È l’undicesimo giorno di rivolta in Libia, e sulle strade si continua a spargere sangue. Secondo le dichiarazioni ufficiali, sarebbero 300 le vittime, mentre altre fonti parlano di oltre diecimila morti. Alcuni testimoni fanno sapere che ci sono state altre vittime oggi, in diversi quartieri della capitale: le forze dell’ordine libiche hanno sparato sui manifestanti alla fine della preghiera del venerdì. Attraverso un messaggio pubblicato su Twitter, un inviato della Cnn in Libia scrive che è in corso una battaglia sanguinosa nel mercato del venerdì a Tripoli: “Si spara a casaccio” e precisa che, secondo fonti mediche, nei diversi scontri in Libia ci sarebbero 17 morti tra i manifestanti.

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Social network: armi intelligenti contro le dittature

«I Social network sono incredibili. Sono le nostre armi intelligenti che hanno sconfitto le dittature nel mondo arabo». Così ha detto Hassan Al Djhami – creatore della pagina Facebook “17 Febbraio – il giorno della collera” – un ragazzo libico residente in Svizzera ormai da dieci anni in un’intervista mandata in onda ieri sera ad “Annozero”.

L’idea di creare la pagina su Facebook è nata il 28 gennaio quando ha visto su “Al Jazeera” le immagini della rivolta in Egitto. “Ho pensato: ‘è il nostro momento’. Così ho creato la pagina Facebook. Il mattino dopo – racconta – c’erano già 500 iscritti e in due giorni ci sono state 100 mila visite. Io non appartengo a nessuna organizzazione politica sono solo per la libertà, la dignità e la giustizia”.

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GHEDDAFI ACCUSA BINLADEN E ALQUAEDA

Stravolgere la realtà: il compito dei mass-media in una dittatura. E Gheddafi, dopo il delirante discorso in cui accusava gli Usa e l’Italia di fomentare la rivolta nel suo paese, continua indicando l’organizzazione terroristica “Al Quaeda” , e il suo numero uno Binladen, come responsabili delle insurrezioni contro il regime: lo fa dalla tv di stato libica, la stessa emittente da cui Gheddafi lanciò il suo discorso mentre i manifestanti venivano bombardati, ma questa volta lo fa con un collegamento telefonico.

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Gheddafi attacca l’Italia: la politica risponde.

10000 le vittime secondo Sayed al Shanuka, membro libico del tribunale internazionale dell’Aia, e circa 50000 i feriti: questo il bilancio, purtroppo provvisorio, dell’evoluzione di quelle proteste che vogliono sconfiggere la dittatura in Libia. Secondo le stime del regime invece sono solo 300 le vittime di cui circa la metà militari. Mentre i manifestanti morivano sotto le bombe Gheddafi faceva un discorso in diretta tv e dichiarava guerra senza pietà a quella gente che vuole la democrazia, accusandola di essere drogata, fomentata dagli Usa e dall’Italia e da loro armata con razzi RPG; questi due paesi, sempre secondo Gheddafi, sono in combutta per contrastare gli affari della Libia.

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