Palermo, la Madonna del carcere Ucciardone

foto di Serena Marotta

È mezzogiorno e i raggi del sole avvolgono la piccola scultura ritrovata per caso 85 anni fa. La statua della Madonna risale al XVII secolo ed è custodita nel cortile interno del carcere Ucciardone. Qui, ogni mattina, come racconta il direttore, Maurizio Veneziano, il personale – passando davanti alla statua della Madonna, prima di iniziare a lavorare – si sofferma a farsi il segno della croce. È una scultura in marmo, protetta da un baldacchino neoclassico, attorniata da fiori e alberi, che fu ritrovata in un magazzino del carcere. Lasciata lì, con molta probabilità, sin dal 1840, anno in cui i detenuti furono trasferiti dalla Vicaria, le vecchie prigioni, alle nuove, appunto, quelle dell’Ucciardone.

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Palermo, “Riprendiamoci il maltolto – rimborso Tarsu”

(foto di Serena Marotta)

C’è chi chiede informazioni, chi si premura di ritirare i moduli. Qualcuno, che ha già presentato l’istanza, si allontana sollevato, dopo aver appreso che può ancora presentare il ricorso alla commissione tributaria provinciale. «Riprendiamoci il maltolto – rimborso Tarsu»: è l’iniziativa organizzata dal circolo Idv Sandro Pertini di Palermo, che si è tenuta stamattina in via dell’Orsa Minore, nella periferia della città. Qui, in un quartiere quasi dimenticato di Palermo, è la prima volta che viene allestito un gazebo.

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Palermo, sit-in contro il degrado del canale Boccadifalco

(foto di Serena Marotta)

Un carrello, un passeggino e cumuli di immondizia ostruiscono il passaggio dell’acqua putrida del canale, tra i ratti che gironzolano indisturbati. Sono le dieci. L’aria è irrespirabile in via Generale Domenico Chinnici, a Palermo. “Abbiamo paura per la salute dei nostri figli”, dicono i residenti. Sono scesi in strada per protestare contro “la grave situazione di degrado igienico- ambientale in cui versa il canale di Boccadifalco”. Con loro c’è il circolo “Sandro Pertini” di Italia dei Valori, che ha organizzato il sit-in di protesta. Ci sono il capo gruppo Idv al Consiglio Comunale, Fabrizio Ferrandelli e il segretario provinciale di Palermo e portavoce regionale Idv Pippo Russo. E ancora: il movimento “Il valore delle piccole cose”, contenitore di denuncia dei disagi dei cittadini, c’è il gruppo fotografico “PhotoShooters”. Sul posto sono intervenuti la Polizia e i Vigili Urbani per verificare le condizioni del canale.

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Nuovi sbarchi a Lampedusa

Migliorano le condizioni meteorologiche e riprendono incessanti anche gli sbarchi. Tre sono le navi della speranza giunte a Lampeduse con circa 200 persone che si dichiarano tunisine. Tra loro una sola donna e molti giovani: tanti sono quelli che non hanno fiducia nel cambiamento politico e aspirano a trovare un lavoro, soprattutto in Francia e Belgio. Ieri sera i primi avvistamenti delle barche poi, di notte, i mezzi della guardia di finanza li scortano fino all’isola.

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Palermo, Villa Giulia

(foto di Serena Marotta)

Nel 1787 Johann Wolfgang Goethe lo aveva definito “il più meraviglioso angolo della terra” ed è qui che – durante le sue visite – si fermava per leggere Omero. Siamo all’interno di Villa Giulia, la prima villa comunale realizzata a Palermo e la terza in Europa. Costruita tra il 1775 ed il 1777 per volere del pretore Antonio La Grua, marchese di Regalmici, prende il nome da quello della moglie del vicerè Marcantonio Colonna.

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Palermo, “Madonna della Grazia l’Averinga

Davanti alla porta del monumento c’è uno stendibiancheria. Siamo in via Giuseppe Albina, ad angolo con via Gabriele Vulpi, nel mandamento Cuba-Calatafimi, a Palermo: qui c’è l’edicola della “Madonna della Grazia l’Averinga”, o meglio c’era. All’interno della costruzione di tufi, oggi trascurata e in balia dei topi, rimane ben poco: “l’altare, un capitello e il recipiente”, spiega a “Italos” Andrea Napoli, 58 anni, proprietario del monumento. L’immagine della Madonna e le colonnine (una era stata rubata e poi recuperata) della trifora sono infatti custodite altrove.

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Palermo, fontane piazza Giulio Cesare

C’è pure una scarpa. Sì, una scarpa nera, proprio all’interno della vasca. Si tratta della fontana di Porta di Vicari, meglio conosciuta come Porta Sant’Antonino, che da via Maqueda conduce a piazza Giulio Cesare. E questa è solo la prima tappa del tour tra le sei fontane che si trovano in piazza. Le prime due, sono quelle laterali di Porta di Vicari. Il monumento, in cattivo stato di conservazione, fu edificato nel 1789-90, al posto di un’altra porta, aperta invece nel 1601.

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Palermo, fontana del “Garraffello”

L’unica forma d’arte presente in piazza Garraffello,oggi, sembra essere il murales disegnato su alcune palazzine fatiscenti. Sì, perché, la piccola fontana cinquecentesca è dimenticata e nascosta dalle numerose auto parcheggiate. Lì, al centro della piazza, nel cuore della Vucciria, a Palermo. Così, si assiste alla sua agonia, mentre continua a versare l’acqua dalle canne di bronzo con il suo getto scarso, che non segue più un orientamento preciso. Da anni si parla del recupero di quello che un tempo era il quartiere della “Loggia”, dove i mercanti genovesi, catalani e pisani trattavano i loro affari e il quartiere era un vero centro commerciale. Oggi in piazza c’è solo il degrado e i cumuli di rifiuti in ogni angolo, persino dentro la fontana. Cartacce e bicchieri di plastica all’interno, lattine, riviste e bicchieri sulla pavimentazione ormai danneggiata in più parti. Fu costruita nel 1591 da Vincenzo Gagini (ultimo figlio del celebre Antonello).

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Palermo, fontane di Porta Felice

L’aquila scolpita sul dorsale quasi non si distingue più, le spaccature su entrambe le vasche mostrano i segni lasciati dal tempo, mentre il colore bianco del marmo ha lasciato il posto a macchie variopinte, e l’acqua che ristagna all’interno delle vasche è ormai solo quella piovana. Si presentano così le due fontane laterali esterne di Porta Felice – uno dei monumenti fatto costruire dal vicerè Marcantonio Colonna e progettato da tre architetti del senato: Mariano Smiriglio, Pietro Novelli e Vincenzo Tedeschi tra il 1582 e il 1637 – che la “fantasia” del passante ha anche trasformato in ricettacoli di rifiuti.

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Palermo, “fontana del pescatore”

Del puttino resta solo il corpo ricoperto dalle macchie di umidità e dalla vegetazione che cresce spontanea: è decapitato e senza un braccio, e quasi non si distingue più tra le rocce della rocaille, immersa nella grande vasca circolare della “fontana del pescatore” a Palermo. Intanto, le macchie di umidità non risparmiano neppure la vasca, in parte sbreccata, i gradini e le altre sculture della fonte che ritraggono dei fanciulli intenti a giocare. In particolare, nella parte superiore del corpo centrale della fontana, i due puttini, seduti su un mostruoso serpente di mare mentre tengono tra le mani una grossa conchiglia, presentano macchie sul viso, sul braccio e lungo il corpo.
Nella parte inferiore, sotto le sculture dei due fanciulli, l’epigrafe, sbiadita dal tempo, è quasi interamente ricoperta dalle piante.

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Palermo, “fontana dei due dragoni”

Il colore del marmo delle due sculture fa ormai da sfondo allo strato di polveri prodotte dallo smog delle numerose auto che ogni giorno attraversano corso Calatafimi, a Palermo. Protetta dalla ringhiera, all’interno dell’esedra attaccata all’Educandato Maria Adelaide, oggi si presenta così la fontana dei due dragoni, progettata da Mariano Smiriglio e scolpita da Nunzio La Mattina, nel 1630.

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Palermo, fontane piazza San Francesco

Qualcuno, distratto, l’ha scambiata per un cassonetto. Certo è che di cassonetti in marmo non se ne sono mai visti. Si tratta, infatti, di una delle due fontane settecentesche di piazza San Francesco. Entrambe le fontane, costruite nel 1722 e poi rifatte nel 1777, erano destinate ad altro scopo, ovvero quello di abbellire la piccola piazza dove si affaccia la chiesa in stile gotico-chiaramontano dedicata a San Francesco d’Assisi.

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Palermo, fontana del Genio

(piazza Rivoluzione, Palermo, fontana del Genio)

È seduto, in segno di dominio, con lo sguardo rivolto verso il cielo, mentre tiene tra le mani un serpente. La fontana del Genio si trova al centro di piazza Rivoluzione, tra palazzi storici e antiche botteghe, dove fu collocata la prima volta nel 1684, poi rimossa in epoca borbonica e infine rimessa nella piazza dopo l’arrivo in città di Garibaldi, avvenuto il 27 maggio del 1860. Così come ricorda una delle lastre di marmo collocate ai bordi della fontana.

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Palermo, “Moltivolti d’Africa”

(Moltivolti d'Africa, Fulvio Longo)

Ritratti di bambini, scene di vita sulla spiaggia di Zanzibar, nei mercati, reportage di bambini ripresi in scuole pubbliche tanzaniane e orfanotrofi. C’è tutto questo in “Moltivolti d’Africa”, la mostra fotografica di Fulvio Longo, che sarà inaugurata domani sera (4 novembre), alle 20.30, al Palab, in piazzetta del Fondaco, a Palermo. In tutto trenta fotografie, di cui 15 a colori e 15 in bianco e nero. Scatti che conservano il ricordo della “serenità negli occhi dei bambini, della felicità per i piccoli gesti e per le bellezze della natura che circonda questa gente – dice il fotografo -. La popolazione tanzaniana ha una prospettiva di vita media vicina ai 40 anni – spiega – ma vivono appieno il loro tempo. Noi, al contrario, viviamo sempre come se stessimo attendendo l’evento che ci svelerà lo scopo della nostra vita”.

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