Con un testo trasmesso online dalla tv di regime libica, Gheddafi ha parlato a favore di quei libici, in particolare nella zona di Sirte, che vorrebbero vendicarsi “trasportando la guerra in Italia, che ha ucciso i nostri figli nel 1911” e lo continua a fare nel 2011. Nella conclusione lo scritto diventa meno allusivo e più esplicitamente minatorio, con una citazione coranica che assomiglia all’ ”occhio per occhio, dente per dente”: “Chi ti attacca va attaccato in egual misura”. Secondo questa logica è giusto che lui sia attaccato da quel popolo che ora vuole liberarsi dalla dittatura: liberarsi del dittatore estremista è solo un primo e insidioso passo verso un futuro migliore per la Libia e per l’autodeterminazione dei popoli.
Un precedente deve essere ricordato in questa occasione: nel 1986 partirono due missili dalla Libia verso l’Italia. A Lampedusa si sentirono due forti boati e la base Usa lì ubicata fu evacuata. La Libia rivendicò il gesto, tramite l’ambasciatore a Roma, affermando di non voler attaccare l’Italia ma solo la base degli Stati Uniti.
Paolo Maria Addabbo
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