Corone di fiori sono state deposte questa mattina in via Libertà, a Palermo, sul luogo dell’omicidio di Piersanti Mattaralla assassinato dalla mafia il 6 gennaio del 1980.
Alla cerimonia di commemorazione dell’ex presidente della Regione siciliana erano presenti, oltre alla vedova Mattarella, i figli, i nipoti e il fratello, anche l’assessore regionale alla Famiglia, Andrea Piraino, il presidente della Provincia di Palermo Giovanni Avanti, il sindaco Diego Cammarata, il procuratore antimafia Piero Grasso, il prefetto Caruso.
“Un delitto politico-mafioso” che “ha fermato un cambiamento e uno sviluppo”, lo ha definito così il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, durante la commemorazione. Grasso ha parlato di azioni di depistaggio portate avanti da Vito Ciancimino: “La particolarità e la complessità del movente o dei moventi dell’omicidio ha impedito che si facesse piena luce. Ci sono state azioni di depistaggio nel corso delle indagini – è l’accusa del procuratore antimafia -. C’è stata, in particolare, un’attività di depistaggio di Vito Ciancimino allora collante tra politica e mafia nell’attribuire alle Brigate rosse l’omicidio. Questo è indicativo del tentativo di portare da un’altra parte i vertici investigativi dell’epoca”. E ha aggiunto: “Io personalmente che ho iniziato a lavorare su questo omicidio, perché ero di turno come giovane sostituto a Palermo, dopo le prime indagini ho avuto delle intuizioni che però non si sono mai potute dimostrare. Cioè che si trattò di un delitto politico-mafioso, che non è solo mafioso e non è solo politico”.
Grasso ha parlato pure del fallito attentato all’Addaura contro Giovanni Falcone: “Mi assumo il merito di avere iniziato uno stravolgimento della ricostruzione della dinamica iniziale attraverso il collaboratore Fontana, che ho sentito per primo all’inizio della collaborazione . Proprio da quel momento è iniziata una ricostruzione assolutamente diversa. Ci sono stati elementi che non hanno favorito uno sviluppo normale delle indagini. Ci sono stati processi a Caltanissetta nei confronti di artificieri e di altre persone che certamente non hanno contribuito all’accertamento della verità”.
Serena Marotta
Alla cerimonia di commemorazione dell’ex presidente della Regione siciliana erano presenti, oltre alla vedova Mattarella, i figli, i nipoti e il fratello, anche l’assessore regionale alla Famiglia, Andrea Piraino, il presidente della Provincia di Palermo Giovanni Avanti, il sindaco Diego Cammarata, il procuratore antimafia Piero Grasso, il prefetto Caruso.
“Un delitto politico-mafioso” che “ha fermato un cambiamento e uno sviluppo”, lo ha definito così il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, durante la commemorazione. Grasso ha parlato di azioni di depistaggio portate avanti da Vito Ciancimino: “La particolarità e la complessità del movente o dei moventi dell’omicidio ha impedito che si facesse piena luce. Ci sono state azioni di depistaggio nel corso delle indagini – è l’accusa del procuratore antimafia -. C’è stata, in particolare, un’attività di depistaggio di Vito Ciancimino allora collante tra politica e mafia nell’attribuire alle Brigate rosse l’omicidio. Questo è indicativo del tentativo di portare da un’altra parte i vertici investigativi dell’epoca”. E ha aggiunto: “Io personalmente che ho iniziato a lavorare su questo omicidio, perché ero di turno come giovane sostituto a Palermo, dopo le prime indagini ho avuto delle intuizioni che però non si sono mai potute dimostrare. Cioè che si trattò di un delitto politico-mafioso, che non è solo mafioso e non è solo politico”.
Grasso ha parlato pure del fallito attentato all’Addaura contro Giovanni Falcone: “Mi assumo il merito di avere iniziato uno stravolgimento della ricostruzione della dinamica iniziale attraverso il collaboratore Fontana, che ho sentito per primo all’inizio della collaborazione . Proprio da quel momento è iniziata una ricostruzione assolutamente diversa. Ci sono stati elementi che non hanno favorito uno sviluppo normale delle indagini. Ci sono stati processi a Caltanissetta nei confronti di artificieri e di altre persone che certamente non hanno contribuito all’accertamento della verità”.
Serena Marotta