Con il sequestro di beni immobili per un valore di 35 milioni di euro lo Stato ha vinto una piccola battaglia della guerra contro il potentissimo gruppo di clan dei Casalesi. Un’altra battaglia vinta, assieme a quella dell’arresto del superlatitante Iovine: questo sequestro ci fa ricordare che non deve essere solo l’operato delle polizie a sconfiggere la mafia, ma anche un pulito tessuto sociale e soprattutto trasparenza degli amministratori che devono dare l’esempio.
Il cognome è identico e i luoghi di nascita vicini, ma gli Zagaria Guido e Raffaele a cui sono stati sequestrati gli immobili ed entrambi toccati dall’operazione “Spartacus ” non sono parenti dell’altro ricercatissimo Michele. In comune hanno l’appartenenza alla camorra e tantissime imputazioni.
I due fratelli allevavano anche bufale, gestivano terreni e stabilimenti per la balneazione. Il sequestro avvenuto ieri e effettuato della polizia è partito dopo una disposizione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, seguito ad una proposta della Direzione Investigativa Antimafia napoletana.
Gli arrestati e pluricondannati (anche per associazione mafiosa) erano le persone “spendibili” del clan: a loro si intestava quello che era il potere di un’altra figura ancora più importante, Vincenzo Zagaria di Casa pesenna. Grazie a questa presunta “spendibilità” con imprenditori e pubblici amministratori erano riusciti ad accaparrarsi anche lavori pubblici.
Quando si parla di questo tipo di sequestri è doveroso ricordare che l’associazione Libera contro le mafie ha recentemente contrastato la normativa della scorsa finanziaria che autorizza con troppa facilità la vendita, e quindi il probabile riacquisto da parte di prestanomi, dei beni confiscati.