Milano: segretaria droga il capo e lo accusa di stupro

Dopo aver drogato il suo capo, l’ha accusato di averla stuprata per riuscire a rubare 20 mila euro alla società. Viene condannata a cinque anni di reclusione la segretaria milanese, Silvia Vastola, per calunnia, appropriazione indebita, truffa aggravata, stato di incapacità procurato mediante violenza e lesioni volontarie. La sentenza è stata emessa dal giudice della quarta sezione penale.

Sembra una trama da film: il 2 febbraio del 2009, la segretaria 46enne di un manager milanese, escogita un piano perfetto per incastrare il suo capo. Dopo aver versato nel caffè dell’importante imprenditore di 64 anni, del benzodiazepine, potente psicofarmaco, finge un tentativo di stupro ai suoi danni.



Dalle forze dell’ordine si fa trovare distesa sul pavimento, con i vestiti strappati, reggiseno e camicia tagliati da un paio di forbici insanguinate. L’uomo, in evidente stato confusionale, con in mano la sua borsa da lavoro con tracce di sangue, viene ritrovato mentre vaga nel garage dello stabile e cerca di aprire la sua auto con il telefonino. Entrambi vengono condotti in ospedale e qui la segretaria accusa esplicitamente il capo di essere stata stuprata.
Mentre il manager viene indagato, la segretaria scappa e fa perdere le sue tracce: fa addirittura credere di essere morta suicida in Romania.

L’accusa di violenza sessuale nei confronti dell’uomo, difeso dall’avvocato Giovanni Bana, viene archiviata in seguito alle analisi del sangue sulla borsa e sulle forbici, che risulta essere di origine mestruale; inoltre dagli esami tossicologici effettuati sull’uomo, che soffre di attacchi ischemici e vuoti di memoria, appare evidente che l’uomo sia stato drogato. La segretaria è accusata di aver approfittato dello stato di salute del suo capo per raggirarlo.

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