Facebook fa paura ai genitori: come evitare i pericoli celati dal web? Basta tenere con i propri figli un dialogo reale. Questo è solo uno degli atteggiamenti da seguire, tra le regole suggerite dagli esperti dell’ospedale “Bambin Gesù” di Roma. Si tratta di alcune regole che servono a sviluppare un corretto rapporto genitori-figli per quanto riguarda l’uso dei social network e di Internet.
Dei 16 milioni di utenti italiani che utilizzano Facebook circa 3 milioni sono minorenni. Utenti giovanissimi, che si iscrivono già a partire dalle scuole elementari. Di conseguenza sono molti i genitori che cedono alla tentazione di sbirciare nel profilo creato dai figli sul social network. Un po’ come avveniva un tempo per i diari. Un atteggiamento da evitare, secondo gli esperti. “I pericoli di una navigazione in Internet sono numerosi e tutt’altro che trascurabili” – spiegano i neuropsichiatri -. Tuttavia “i social network sono una importante e straordinaria opportunità – aggiungono – e non vanno demonizzati”.
Quindi la soluzione sta nel cercare di “instaurare un rapporto di fiducia tra genitore e figlio, che faccia sentire l’adolescente accolto e non giudicato, in modo da consentire anche richieste di aiuto nella consapevolezza di potersi sentire protetto e difeso dai propri genitori”.
Serena Marotta
Dei 16 milioni di utenti italiani che utilizzano Facebook circa 3 milioni sono minorenni. Utenti giovanissimi, che si iscrivono già a partire dalle scuole elementari. Di conseguenza sono molti i genitori che cedono alla tentazione di sbirciare nel profilo creato dai figli sul social network. Un po’ come avveniva un tempo per i diari. Un atteggiamento da evitare, secondo gli esperti. “I pericoli di una navigazione in Internet sono numerosi e tutt’altro che trascurabili” – spiegano i neuropsichiatri -. Tuttavia “i social network sono una importante e straordinaria opportunità – aggiungono – e non vanno demonizzati”.
Quindi la soluzione sta nel cercare di “instaurare un rapporto di fiducia tra genitore e figlio, che faccia sentire l’adolescente accolto e non giudicato, in modo da consentire anche richieste di aiuto nella consapevolezza di potersi sentire protetto e difeso dai propri genitori”.
Serena Marotta