Grande gioia e grande emozione per l’attore, che nel film interpreta il ruolo di Claudio, un operaio edile di trent’anni, che deve imparare a vivere senza la moglie, di cui è devoto e innamorato, che morendo lo lascia solo con tre figli. Pensa allora a garantire l’agiatezza economica ai bambini, passando sopra le regole e le morti bianche.
E come ogni vittoria che si rispetti, anche questa si porta dietro il suo strascico di polemiche. In particolare, fuoco e fiamme, e forse pure censura del Tg1, sulla dedica di Germano: “Siccome la nostra classe dirigente rimprovera sempre al nostro cinema di parlare male della nostra nazione dedico il premio all’Italia e agli italiani che fanno di tutto per rendere l’Italia un paese migliore nonostante la loro classe dirigente”. Subito dopo la dichiarazione, però, l’attore ha spiegato che non si trattava di una critica ai politici, ma a chi comanda in generale, a chi sta ai piani alti e gestisce il potere.
Sebbene suddiviso con un altro illustre collega, il premio porta lustro e onore al nostro paese, che ha dei precedenti solo in Marcello Mastroianni nell’87 e in Gian Maria Volontè nell’83. Grande soddisfazione, dunque, per il cinema italiano, nonostante la crisi, dovuta ai tagli dei fondi, che sta vivendo.
La Palma d’Oro va, invece, al film tailandese “Uncle Boonme Who Can Recall His Past Lives”, di Apichatpong Weerasethakul, una sorta di fiaba animista sulla storia di un anziano che sul letto di morte rivive le sue vite passate, sicuramente un genere più vicino ai gusti del presidente di giuria Tim Burton.
Il premio come migliore attrice è andato, invece, a Juliette Binoche, per “Copia conforme”; miglior regista Mathieu Amalric per “Tournée”; migliore sceneggiatura a Lee Chang-Dong per “Poetry”; premio della giuria a “Un homme qui crie n’est pas un ours qui danse” del regista del Ciad Mahamat Saleh Haroun; Gran Prix a “Des Hommes et des Dieux” del francese Xavier Beauvois; Camera d’oro per la migliore opera prima ad “Ano Bisesto” di Michael Rowe; Palma d’oro al miglior cortometraggio a “Chienne d’histoire” di Serge Avedikian e, infine, premio della giuria per i cortometraggi a “Micky Bader” di Frida Kempff.
Antonella Gullotti