Sono anni che si promette alle donne che voteranno, che avranno un diritto che gli uomini esercitano da sempre. Un segnale per gli osservatori esterni che così dovranno prendere atto della rivoluzione portata avanti dal re saudita.
Re Abdullah è stato considerato un re “riformatore” per tanti aspetti, non ultimo la concessione del diritto di voto alle donne. Eppure la sua azione è limitata dal contesto saudita, dove anche i reali operano con molta difficoltà. Dopo l’annuncio del voto alle donne, ci sono state subito delle iscritte per le elezioni di dicembre: so tratta di Jamal al Saadi e Safinaz Abu al Shamat che si sono registrate rispettivamente alla Mecca e a Medina, dove la registrazione ha aperto una settimana prima del resto del paese. Ad uno dei giornali inglesi presenti sul territorio hanno dichiarato di vivere un sogno.
Affidiamo al Post la sintesi del percorso verso questo traguardo importante:
Da sabato 22 agosto, per la prima volta nella storia, le donne dell’Arabia Saudita hanno la possibilità di registrarsi per partecipare alle elezioni comunali – le uniche concesse nel paese – che si terranno a dicembre. Della misura si discute da anni: già nel 2011 il re Abdullah – morto nel gennaio 2015 – aveva promesso di estendere il voto alle donne. Da quest’anno le donne potranno anche candidarsi: secondo il sito saudita Arab News circa 70 donne si presenteranno a dicembre come candidate. L’Arabia Saudita – uno stato governato da una monarchia assoluta di stampo islamico – è uno dei più arretrati al mondo per quanto riguarda i diritti delle donne, che non possono viaggiare, lavorare o aprire un conto in banca senza il permesso di uomo. L’Arabia Saudita è anche l’unico paese al mondo dove alle donne è, di fatto, proibito guidare (anche se non c’è una legge che lo vieta esplicitamente).