La pena detentiva non ha scopo riabilitativo se è troppo lunga, così come la pena di morte non è risolutiva ed esemplare per chi vi assiste e per chi resta in vita. Papa Francesco è chiaro su questo punto ma il nodo carceri non arriva al pettine.
Si parla molto e spesso dell’affollamento delle nostre case circondariali e si pensa a quali reati debbano essere depenalizzati prima per evitare il sovraffollamento delle carceri. Si pensa anche alle pene detentive alternative al carcere e se ne fa uso dove possibile. Peccato che la certezza della pena non equivalga alla certezza della riabilitazione di chi ha commesso un crimine.
Il Papa ha deciso di intervenire sull’argomento spiegando che il dibattito sulle carceri oggi è stato messo da parte e non si parla più delle pene alternative. Il Pontefice ha ribadito che la pena di morte deve essere abolita anche quando uno stato la considera legale e deve essere abolita in tutte le sue forme.
Il Papa quindi, chiede che siano modificate le condizioni delle carceri ma chiede soprattutto un intervento sul codice penale, in Italia come all’estero per far sì che non siano considerate pene ammissibili né il carcere a vita né l’esecuzione capitale. Sono i governi a doversi impegnare per migliorare la situazione. Il carcere, infatti, è ancora visto come una forma di vendetta.
La società si vendica dei suoi lati oscuri, dei delinquenti ma non pensa a come reinserirli nella società, a come garantire loro un’esistenza dignitosa anche in carcere. I carcerati, così, diventano estremamente inclini alla violenza, sono privati degli stimoli sensoriali utili alla socializzazione e non possono comunicare con gli altri in modo sereno.
Parole dure del Papa anche contro la tortura che non è considerata reato in tanti ordinamenti e parole dura contro la carcerazione preventiva che crea il problema dei reclusi senza giudizio.