Italia e Svizzera stanno proseguendo i lavori sul piano fiscale e secondo quanto dichiarato al primo forum italo-svizzero a Villa Madama dal ministro degli Esteri, Giulio Terzi, i temi “sono incanalati in modo sicuro e progressivo attraverso il gruppo di pilotaggio che e’ in grado di dare i risultati auspicati”.
L’obiettivo del forum è quello di dare ulteriore linfa alle eccellenti relazioni tra i due paesi, dove l’argomento principale rimane sempre quello fiscale; in particolar modo l‘accordo sullo scudo fiscale è sempre più vicino: i capitali all’estero saranno oggetto dunque di tassazione in base all’accordo tra i due paesi. Proprio il capo della segreteria di Stato del governo svizzero, Oscar Knapp, ha dichiarato nei mesi scorsi che l’accordo tra la Svizzera e il nostro paese sulla tassazione dei capitali esportati illegalmente nelle banche elvetiche è vicino.
Anche Terzi si è detto «convinto che entrambe le parti potranno compiere uno sforzo ulteriore per favorire il compromesso negoziale». Tra i punti chiave dell’accordo, il mantenimento dell’anonimato degli esportatori di capitali all’estero e la Svizzera si impegnerà a versare allo Stato italiano un’imposta tombale, la cui aliquota è ancora da definire.
L’accordo fiscale dovrebbe seguire le intese già raggiunte tra il governo di Berna e la Germania, l’Austria e l’Inghilterra, con i capitali in Svizzera tassati con un’aliquota del 35-40 per cento. L’intesa prevede un prelievo tra il 30 e il 35 per cento; le banche svizzere accettano di togliere ai correntisti per poi versare al Fisco italiano, mentre l’Italia solleva i clienti, le banche svizzere e i loro collaboratori da qualsiasi perseguibilità penale.